L’aglio bianco piacentino viene definito il “re dell’aglio”, grazie alle sue caratteristiche particolari: si distingue, infatti, per il suo sapore deciso e i tempi di conservabilità di gran lunga superiori alle altre varietà.
La sua denominazione scientifica è “allium sativum” e viene prodotto ed essiccato nel territorio dei comuni della provincia di Piacenza.
Si raccoglie nel mese di luglio e si consiglia di irrigare nei periodi siccitosi, evitando i ristagni idrici. Riesce a tollerare molto bene il freddo ma è preferibile evitare di esporlo a gelate.
I suoi bulbi hanno un numero di spicchi variabile, che va dai 14 ai 18, e solitamente sono compatti e con una forma regolare. La loro dimensione è media/grande ma presentano sempre un diametro non inferiore ai 40 mm.
La tunica esterna, sia del bulbo che dei singoli spicchi, deve essere completamente secca e di colore bianco.
Cosa tratteremo
Le origini dell’aglio piacentino
Fino al XIX secolo, nella zona di Piacenza, l’aglio veniva coltivato esclusivamente negli orti familiari, almeno fino al 1922, quando sono state riportate alcune statistiche relative alla sua produzione nei campi.
Nel 1947 venne costituito a Piacenza il Consorzio Provinciale Orticoltura, che si componeva di un proprio marchio commerciale per i produttori di aglio, chiamato S.E.P.A., che permise sin da subito l’esportazione del prodotto verso gli Stati Uniti.
Da quel momento, la produzione dell’aglio incrementò sempre di più, arrivando ad occupare circa il 10% della superficie nazionale, con una produzione media di oltre 3000 tonnellate.
Ad oggi, l’aglio piacentino ha ottenuto la certificazione I.G.P., che lo rende distinguibile dalle altre varietà grazie alle sue pregiate caratteristiche.
Coltivazione e raccolta dell’aglio piacentino
La semina dell’aglio piacentino deve essere effettuata nel periodo compreso tra il 20 settembre e il 20 novembre, impiegando semente appartenente alle varietà “Ottolini” o “Serena”, ovvero le uniche certificate e iscritte al registro nazionale.
La quantità massima da seminare corrisponde a circa 270.000 piante per ettaro.
La maturazione inizia ad avvenire intorno alla metà di giugno e fino alla prima metà di luglio, per poi concludersi con la raccolta verso la metà del mese e, in ogni caso, non oltre la fine di luglio.
Una volta raccolto, l’aglio viene lasciato sul campo per una prima essiccazione, per poi venire trasportato successivamente presso le aziende agricole per l’essiccazione definitiva.
Una volta lì, viene posizionato in piccole cataste per essere inviato ai siti di conservazione e condizionamento. Tutti questi processi, ovviamente, avvengono in maniera tale da mantenere inalterata la qualità e la tracciabilità del prodotto.
Le proprietà benefiche dell’aglio piacentino
La sua proprietà più conosciuta è sicuramente quella antisettica: fin dall’antichità infatti i medici usavano delle mascherine imbevute di succo d’aglio per proteggersi dalle infezioni e tutt’oggi viene ampiamente utilizzato nella medicina popolare, tra i cosiddetti “rimedi della nonna”.
Tra le altre proprietà, si ricordano quelle ipotensive, espettoranti e ipoglicemizzanti: è stato dimostrato infatti il suo ruolo nella regolarizzazione del colesterolo e dei trigliceridi, oltre che nel miglioramento del rapporto tra colesterolo LDL (lipoproteine buone) e HDL (lipoproteine dannose, che favoriscono la formazione di depositi di colesterolo).
Può essere utile anche nelle infezioni croniche causate dalla Candida e in quelle dell’apparato respiratorio.
I parassiti dell’aglio e i metodi di difesa
I nemici principali dell’aglio piacentino sono le larve delle mosche “Chortophila brassicae” o “Hylenia antiqua”, che attaccano direttamente i bulbi e accelerano a sua decomposizione.
Per evitare che questi insetti penetrino all’interno dell’aglio, una soluzione potrebbe essere quella di intrecciarne le cime, per ostacolare il passaggio.