Ne sentiamo parlare fin da quando siamo bambini e per la prima volta apriamo l’abbecedario in prima elementare. Eppure ancora adesso moltissime persone fanno fatica a spiegare il suo funzionamento, anche in maniera basilare.
Di che cosa stiamo parlando? Proprio della Fotosintesi Clorofilliana. Non c’è da disperare però! In questo articolo andiamo a scoprire di che cosa si tratta questa fondamentale funzione comune a tutte le piante del nostro pianeta. Iniziamo.
Cosa tratteremo
Fotosintesi clorofilliana: cos’è e a cosa serve
Innanzitutto è importante sottolineare che la fotosintesi clorofilliana è un processo biochimico vitale a cui fa ricorso ogni pianta per sopravvivere e rimanere in salute. Attraverso la fotosintesi, infatti, la pianta trae le sostanze nutritive delle quali ha bisogno per vivere e riprodursi. Il nome di questo processo deriva dalla clorofilla, ovvero un pigmento verde che si trova quasi sempre sulla parte superficiale delle foglie. Questo pigmento è in grado di catturare l’energia solare e trasformarla in energia chimica.
Una volta incamerata questa energia, la pianta inizia l’elaborazione vera e propria, ovvero la fotosintesi. Con questa seconda operazione l’anidride carbonica assorbita dalla pianta si trasforma in zuccheri, principale fonte di sostentamento della pianta. Durante questo processo, viene rilasciato come materiale di scarto l’ossigeno, elemento fondamentale per la vita degli altri esseri viventi sulla Terra. Per questo motivo è importante piantare alberi e piante per contrastare il cambiamento climatico e l’accumulo di anidride carbonica nell’atmosfera.
Come funziona la fotosintesi clorofilliana?
La fotosintesi clorofilliana segue due processi: la fase luminosa e la fase oscura.
Durante la prima delle due fasi viene creata dell’energia ATP, mentre durante la seconda il carbonio assimilato è trasformato in carbonio organico. In parole povere, l’anidride carbonica è trasformata in glucosio. Ma andiamo più nello specifico. Inizialmente l’energia assimilata è assorbita in due composti chimici: ATP e NADPH2. Questi due fanno sì che la pianta sia in grado di immagazzinare l’energia e trasportarla in tutte le sue differenti parti.
L’importanza dell’acqua
Naturalmente l’assorbimento dell’anidride carbonica da sola non basterebbe per portare a termine il processo di fotosintesi clorofilliana. Ecco dunque che ad aiutare la pianta a nutrirsi interviene l’acqua, altro elemento fondamentale nel ciclo nutritivo dei vegetali. Quest’ultima, unita alla CO2 si trasforma in glucosio e ossigeno. La pianta assimila il primo come sostentamento, il secondo lo rilascia nell’atmosfera come scarto. Il glucosio dunque è un regolatore fondamentale per il processo metabolico della pianta. La pianta estrae gli altri elementi fondamentali alla produzione di cibo direttamente dal terreno .
Ringraziare le piante per il loro prezioso lavoro
Grazie alla fotosintesi clorofilliana abbiamo dunque capito in che modo le piante riescono a produrre da sole le sostanze nutritive fondamentali alla loro vita e alla loro prosperità. Le piante con la fotosintesi ci donano anche l’ossigeno, elemento che ha permesso la nascita e lo sviluppo della vita sul pianeta Terra. Avere meno piante si traduce in una riduzione significativa dell’ossigeno a disposizione per gli esseri viventi aerobici, tra cui l’uomo. Diventa fondamentale dunque estendere le aree verdi, soprattutto nelle grandi città, per abbassare i livelli di smog. Esse infatti hanno la speciale capacità di assorbire i livelli di anidride carbonica in eccesso nell’atmosfera.
Questa è la fotosintesi clorofilliana. L’abbiamo spiegata bene? Speriamo di sì!